02 ottobre, 2009

Ex Utilibus

Partiamo da un concetto di base. Non esistono persone utili, al massimo si può ipotizzare l'esistenza di persone inutili.
La questione del riguardo nei confronti di chi può “servire” la trovo tra le più discutibili con cui, sin da piccola, io abbia avuto a che fare.
Non che non sia utile avere riguardo per le persone, intendiamoci. Solo che non capisco i due pesi e le 17 misure. Dovrebbe valere in generale per tutti e non solo per quelli che abbiano un potenziale di utilità più alto al momento che si prende in considerazione.
Facciamo un esempio.
La persona più inutile esistente sul globo credo di poter affermare con certezza essere la filippina che viene a fare le pulizie da me, a Milano.
Tu l'hai trattata male (non perché provassi un discutibile piacere nel farlo, ma piuttosto per farle capire che, per favore, deve darsi una mossa) tutte le volte che è stata lì a casa a girarsi i pollici al cellulare e dopo una giornata di lavoro torni e constati con una punta di fastidio e di pessimismo che non ha stirato nemmeno una delle 79 camice che le hai lasciato (pertanto non possiedi più nemmeno una camicia) tutte stropicciate, ammassate su una sedia, con il ferro da stiro vicino e l’ammorbidente spray. C’era bisogno di un esplicito biglietto con la scritta a caratteri Futuristi PLEASE IRON, ed il disegnino del ferro con il vapore che esce di lì e fa ciuf. E la scritta ciuf.
Poi un giorno lei vince alla lotteria e diventa un colosso mondiale nel settore della produzione di microchip all’uranio in fibra di carbonio utilizzati per l'ultima generazione di microfoni subacquei, nell’ambito della archeologia marina per la riscoperta di antichi tesori andati perduti.
La sua (Sua) società cerca un’ avvenente giovane professionista che all’occorrenza viaggi con gli archeologi in terre lontane alla ricerca di scrigni orientali, le vieni in mente tu, perché sei l’unica professionista che conosce e fa per chiamarti, ma si ricorda di quando pretendevi con una certa insistenza che nelle 6 ore a settimana in cui lavorava per te, veramente concludesse qualcosa.
Come la mettiamo?
Avere sempre un po’ di riguardo o di gentilezza nei confronti del prossimo semplicemente perché è giusto essere gentili, e basta. Sempre e comunque, anche se non lo meritano.
No, dico. Provate voi a stare tutti i giorni in un posto dove puoi mettere solo camicie e a non avere nemmeno una camicia, e ad essere gentili con l'origine del problema.
Quindi questa ipotesi non può funzionare.
In genere siamo buoni con chi non lo merita ma occupa nel mondo una posizione superiore alla tua o a quella di una mosca. Vorrei essere cinica abbastanza da non farmi prendere da momenti di delirio in cui mando a quel paese con una certa veemenza l’(asserita) utilità e capacità fatte persona.
Invece ci provo gusto a mettermi in situazioni di rottura da cui poi è impossibile uscire.
A farmi parlare alle spalle per il mio continuo evidenziare i difetti altrui senza colpo ferire, o sparare a sangue freddo su chi durante una cena fa del gratuito buonismo, che dà fastidio anche quando è a pagamento.
Per dire. Per me se hai una parola positiva sul nostro attuale parlamento i) sei un coglione ii) non conosci la Costituzione.
Farei un’interrogazione generale di diritto costituzionale a uno a uno, ai parlamentari, e poi prenderei tutti quelli utili sparsi per il mondo e farei quelle tre o quattro fondamentali domande di educazione civica.
E chi non risponde se ne va a casa, perchè quelli che sono utili solo a sè stessi e a pochi eletti, in genere sono inutili a tutto quel (99,17%) che resta di questa vituperata oltraggiata ed umiliata nazione di coglioni e farabutti, si, ma di pedofili, e di imbroglioni e mafiosi e pasta e pizza e mandolino e cazzi vari.
Per non parlare dei parlamentari: la costituzione è come se fosse il loro regolamento, ma è ovvio che la maggiorparte dei parlamentari non abbia capito nemmeno cosa sia.
Come un calciatore che non conosce le regole del calcio.

Arbitro (fischia): è fuorigioco!
Calciatore (contrariato): fuoriche?
Arbitro (fischia): FUO RI GIO CO
Calciatore (noncurante): no, guarda, io sta cosa non so nemmeno che è.
Arbitro (pensieroso): capisco, ma il fuor
Calciatore (paziente): senti, ma chi è tra noi due il calciatore?
Arbitro (perplesso): ...
Calciatore: io, appunto
Calciatore: e chi è che gioca, io o tu? Ti aiuto, chi guadagna di più?
Arbitro: ...
Calciatore: quindi seguimi, è logica. Io gioco. Io non so che è sto fuorigioco, il fuorigioco non esiste.
Arbitro: ma appunto, io ho l'obbl
Calciatore: se giocassi tu allora tu faresti questo fantomatico fuorigioco, ed io mi adeguerei...
Arbitro: ma veramente la mia funzione è proprio quel
Calciatore: ma infatti io mi chiedo proprio quale sia la tua funzione in mezzo al campo, che disturbi la partita una continuazione. Fai una cosa, tiè (caccia 5 euro stropicciati dai calzoncini). Comprati le caramelle e vatti a sedere sugli spalti.
Arbitro: ma...
Calciatore: su!

20 settembre, 2009

Momenti salienti.

“Dottoressa?” (Cherrydelicious non crede si riferiscano a lei, si gira e se ne va);

“Avvocato?” (Cherrydelicious se ne va senza minimamente immaginare si riferiscano a lei);

“Non possiamo chiamare i tecnici per riparare la guarnizione di una sola finestra su tutte le finestre dei sette piani” (manovalanza);

“Ma chi ha stampato tutte queste cose inutili? Si porta sulla coscienza una foresta!” (Cherrydelicious se ne va, come se la cosa non le riguardasse);

“Sale?” “Si, salgo” (Cherrydelicious scende);

“Fallo” (Capo: estremamente serio. Cherrydelicious si mette a ridere);

“Sei troppo veloce, devo studiare per starti dietro!”

“Non hai centrato il punto” (…)

“Pranzo: 13; 20 giù?” “no, oggi passo” (Cherrydelicious è giù per le 13 e 20);

“Hai stampato la stessa cosa ma in formato diverso” (Cherrydelicious se ne va, come se la cosa non le riguardasse);

Cherrydelicious e la manovalanza.
- Qui ci sono infiltrazioni d’aria
- Non possiamo chiamare i tecnici per riparare la guarnizione di una sola finestra su sette piani.
- Ah, no?
- No…
- Allora morirò.
- Faccia pure.

Cherrydelicious: “Il condizionatore è rotto”
Manovalanza: “No, non è vero”
Cherrydelicious (insistente) “Le dico che è rotto, l’aria è fredda”
Manovalanza: “Ma l’aria è calda!”
Cherrydelicious (indispettita): “Punti di vista. Si può riparare?”
Manovalanza: “Bisognerebbe prima romperlo allora”
Cherrydelicious: “Morirò”

Proprietà di linguaggio
“E’ la crisi”...
"Ma quando finisce la risi?" (Cherridelicious, tecnica, ad un collega);

Cherrydelicious: “Per me pollo al curry!” (a Cherrydelicious non piace il Curry).

Al Bar.
- Si possono avere dei biscottini per accompagnare il caffè?
- Si certo!
- I biscottini a Napoli erano più grandi
- e poi sono troppo pochi!
- si possono avere altri biscottini?
- No.

Al Bar (sempre lo stesso simpatico cameriere).
- Salve.
- Aspetti prima di ordinare. Devo prendere gli antidepressivi.


Cherrydelicious: “Possiamo fare un’ultima striscia sulla parete?”
Pittore: “Ma noi eravamo d’accordo per un fondo bianco, così ci vuole di più”
Cherrydelicious: “Allora lei faccia il suo fondo bianco, alle strisce ci penso io”;
(il pittore impietosito si offre volontario per disegnare delle strisce);

Proprietà di linguaggio
cherrydelicious (con aria seria e professionale):
“Questo non pagherà mai"
cherrydelicious (solenne) "sta tutto protestato!”

“E’ buona regola change the arm” (un collega, sulle punture, a Cherrydelicious in lacrime dopo una puntura).

05 maggio, 2009

desain vuic

Cari,
eccomi a voi reduce da una mirabolante settimana del mobile, delle cucine, dei salotti, dei cassetti dell'armadio, dei comodini e dei bidet.
No, perchè c'è una netta differenza tra un comune mortale (n.1) che partecipa, cum gaudio, alla settimana del salone del mobile a Milano, ed un comune mortale (n.2) che vi partecipa, magno cum gaudio, in compagnia di un team di architetti che ospita in casa propria.
Se il comune mortale sub 1 se ne va in giro alle feste, agli aperitivi, alle serate, magari fa un giretto per i negozi (così senza impegno, magari, appunto), il comune mortale sub 2 è costretto a subire interminabili divagazioni di percorso, che condurranno inevitabilmente il povero comune mortale sub 2 al collasso dopo le prime 4 ore (ma anche 5, a seconda della resistenza et alla propensione per il desain). Per brevità di esposizione non mi dilungherò sulle altre caratteristiche del comune mortale sub 2, nè vi dirò a quale categoria appartiene la sottoscritta. Indovinate.
Ma andiamo con ordine.

Giorno 1.
Evento in commento: FESTA DI AD PRESSO LO STORE RALPH LAUREN SITO ALLA VIA MONTENAPOLEONE, MILANO.
Premessa: Il team di architetti (di cui sopra) ben due settimane prima iniziava a decidere cosa indossare al parti di cui all’oggetto. Qualcuno di loro prenderà un aereo apposta per poi ripartire alla volta del natio capoluogo partenopeo la mattina seguente all'alba. Non so se mi spiego: A-PPOST-A! Ma torniamo al party. Età media, anni 60.
Una indaffaratissima Cherrydelicious comunica al team che li raggiungerà dopo il lavoro, in quanto (modestamente) il suo studio è ubicato in prossimità della summenzionata Via Montenapoleone.
Dopo un'estenuante giornata di conti per un recupero crediti il cui valore è ancora ignoto all'intero studio legale in cui Cherrydelicious apporta il proprio indispensabile contributo, si avvia al party in un raffinatissimo tailleur nero con camicetta di seta verde e borsa Chanel. Coco Chanel, sembra aver inventato il marchio apposta per lei. All'ingresso, intravede una tizia sulla 60ina all'incirca, con i capelli viola/verdi/adognimodoagghiaccianti che fatica ad armonizzarsi con l'abbigliamento casual-chic-after-work di CD.
Un lieve mal di testa fa capolino nei pressi della tempia destra (di cherrydelicious, non della tizia, almeno suppongo che la tizia si sentisse bene, ma potrebbe essere anche di no).
Dopo due ore, le lievi pulsazioni della tempia destra cedono il passo alla paralisi facciale. Dopo essersi seduta su tutte le glamourissime poltrone, sedute, divani, letti, cassonetti e cassapanche, di cui la parte maison di Ralph Lauren fosse per l'occasione munita, e dopo essersi appoggiata a qualsivoglia genere di ringhiera o parete, Cherrydelicious intravede da lontano il Cattivo con i suoi occhiali neri molto Andy Warhol / architetto impegnato (impegnato non perché è pieno di impegni, che forse sarebbe più il suo caso), prende il coraggio a due mani e si avvia verso di lui con l’espressione più sofferente di cui sia mai stata capace, per comunicargli che probabilmente sta perdendo la vista (o comunque qualche pezzo dell'apparato facciale) e che deve correre a fare testamento.
Il Cattivo le risponderà un lapidario "DEVO INCONTRARE IL DIRETTORE DI UNA RIVISTA, NON PUOI ASPETTARE DIECI MINUTI PER SENTIRTI MALE?".
Cherrydelicious a quel punto non può che avviarsi languida verso una farmacia, scagliando nei confronti del cattivo, del direttore della rivista e di tutti i presenti alla festa di AD una serie di maledizioni senza perdono. (CHE SPERA ABBIANO COLTO NEL SEGNO).

Giorno 2.
ZONA TORTONA.
Bella la zona Tortona. A mezzanotte. La settimana del Salone. No, davvero. Sembrava il film di Shindler’s list nella scena della ghettizzazione degli ebrei. Solo che qui non si trattava di ebrei, ma di ebbri. Gente completamente rincoglionita (ubriaca) che per attraversare una strada (ripeto meglio: ATTRAVERSARE UNA STRADA), una delle cose più semplici al mondo, forse senza troppo sbilanciarmi azzarderei la PIU’ semplice al mondo, passa su un ponte un’intera ora (1), ammassata su altra gente che spinge e sgomita. Non so se.

Giorno 3.
ZONA TORTONA (PARTE SECONDA)
Una mirabolante Cherrydelicious esce di casa più affascinante del solito (se è possibile): jeans, camicetta e lunga collana di perle, ai piedi un fantastico paio di decoltèe rosse che aveva acquistato il giorno prima in un negozietto nei pressi dello studio dove si riprometteva di ritornare il lunedì seguente. Giunta in prossimità della zona Tortona inizia ad accusare un lieve fastidio ai talloni: immagina che sia il rigetto fisico per la zona, non ci fa caso, Alla luce dell’esperienza del giorno precedente decide di non rivivere l’attraversamento del ponte, e propone un taxi, proposta accolta (sembrava) di buon grado per poi esserle rinfacciato “di aver preso un taxi per attraversare una strada” per il resto dei suoi giorni. Savonarola è l’unico che pur avendo pagato non si è lamentato. (Ringraziamo tutti Savonarola, Tutti: “GRAZIE SAVONAROLA”).
Giunta all’altro capo del ponte le si apre un mondo di avvenimenti, mostre, superstudio, piatti di richard Ginori, Coktails, Alberghi con fantastica rubinetteria d’avanguardia e musica a palla, ristoranti e giardini all’aperto, officine di gommisti trasformati per l’occasione in loft per l’esposizione di oggetti di design e lampade, giochi di luc… ok, la smetto. Insomma bello. Belle anche le scarpe, come si diceva, tuttavia prima di rimanere senza piedi per il resto della vita cherrydelicious abbandonerà le scene con sommo dispiacere del salone del mobile (non idelsalone in senso figurato, dei partecipanti) (al salone).

Giorno 4.
IL SALONE.
Giunta in prossimità del padiglione numero 12 una brillante Cherrydelicious esclama: sembra Ikea!
Da quel momento gli architetti eviteranno di rivolgerle la parola per i successivi giorni, ma senza successo, vista la inimmaginabile vis attrattiva che cherrydelicious esercita sul genere umano tutto.
Qui si distinguerà, tra tutti, Camicia Gialla (che ricorderemo per aver rovinato la sua gialla camicia nel pieno della visita alla triennale, con una macchia di gelato che l’avvistavano dalla luna, come la muraglia cinese), che ha apportato il suo impareggiabile contributo di eccelso architetto al Salone frequentando assiduamente…..(suspence)…..Il bar del circolo della stampa. (Rumore di sterpaglia al vento).


Postilla.
Savonarola’s design week.
Milano (the first time).
Savonarola giunge nella stilosa Milano Mercoledì 22 aprile in occasione della festa di AD, dove oltre a provare la noia più profonda e corrosiva, mangerà la quantità di tartine ever. Ever quello che volete.
Riprenderà un volo per Napoli il giorno dopo, alle sei e trenta. Poi riprenderà un volo per Milano il giorno dopo alle 15 e 30, riprenderà un volo per Napoli due giorni dopo alle 16 e 30, riprenderà un volo per Milano no, scherzo (ma solo sull’ultimo volo).

Milano (the second time).
Giunto a Milano (la seconda volta) il suo bagaglio raggiungerà Linate solo quando lui sarà partito di nuovo per Napoli. Da quel momento inizierà un inseguimento serrato e disperato (da parte del bagaglio). Tale avvincente questione ci terrà tutti attaccati al telefono anche molti giorni dopo la settimana del Salone del mobile, creando un certo feeling tra gli ex partecipanti alla fiera che non potranno fare a meno di chiedere l’uno all’altro, di giorno in giorno: “dove sarà oggi, il bagalio di Savonarola?”. Li vedremo riavvicinarsi (savonarola e il suo bagaglio) solo vari giorni dopo, quando la vita peregrina del nostro eroe sarà giunta al termine, ma soprattutto quando il suo bagaglio tendenzialmente non servirà più a nulla.

Giorno 2.
La dipartita del cattivo (cattivo’s departure).
Il gruppo di giovani e brillanti professionisti si trovava in quel di Brera. Dopo aver discorso a lungo a tavola di filosofia teoretica e dei massimi sistemi...no, forse in effetti non ci crede nessuno. Riproviamo. Dopo aver cenato (e sparlato della conduttrice televisiva che si trovava al tavolo affianco), si apprestava a bere un coctel prima di tornare a casa. Poi qualcuno di loro tornerà. Qualcun altro (il cattivo) se ne andrà non si sa dove in preda a crisi di pura isteria. Qualcuno ancora (Savonarola) tornerà a casa e poi uscirà alla ricerca dell’altro, perdendosi alle 2 di notte nella Milano di design.
Torneranno nei pressi di casa di Cherrydelicious verso le 4 e 30 del mattino seguente. Nessuno di loro saprà riferire con precisione dove fossero stati e soprattutto come fossero riusciti a trovare la strada di casa.
Tutto il resto del tempo è confusione su luoghi e distanze (per la precisione sulla distinzione tra Brera e San Babila).

Ore 1:00 am.
CD: “Dove siete?”
Savonarola: “A Brera”

Ore 2:00 am.
CD: “Dove siete?”
Savonarola: “A Brera”

Ore 2:10 am.
CD: “Dove siete?”
Savonarola: “A San Babila”

Ore 2: 14 am.
CD: “Dove siete?”
Savonarola: “A Brera”

Ore 2: 17 am.
CD: “Dove siete?”
Il cattivo: “Alla stazione, ma non ci siamo ancora incontrati. Mi portate gli occhiali?”.


Giorno 3.
Savonarola giunge alla fiera del Salone, a Rho.
Dopo dieci minuti riprende l’aereo.
(Contestualmente Camicia Gialla pagherà ben 20 Euro per l’ingresso al bar del circolo della stampa).

Savonarola’s arrival (Savonarola giunge in terra lombarda).

(Per i posteri)
Giunto a Milano (senza bagaglio), Savonarola si accinge a prendere l’Autobus.

Il nostro eroe è sulla vettura con i bagagli (evidentemente non suoi).
Laureata 2 fa i biglietti, ad un passo, alla macchinetta. Qualcosa non le quadra, avverte una strana sensazione. Ma non si volta.
Alle sue spalle un’autobus parte alla volta del centro città (sull’autobus Savonarola ed i bagagli).
Successivamente Savonarola ci racconterà di aver disperatamente tentato di fermare il conducente, senza tuttavia riuscirvi.
Rimaneva dunque inerte, in coda alla vettura, in balia del suo destino.
Dove lo condurrà stavolta?


Testimonianze.

Il bagaglio: “E’stato bello tornare a casa, ma il viaggio è stato ricco di emozioni”. “Non so se lo rifarei”.

31 marzo, 2009

Gente strana

Pausa pranzo.
Giunta in prossmità di un'imminente redazione di diffida ad adempiere nei confronti del Signor Tizzioeccaio - che se no lo-scrivente-studio-gli-promette-tante-di-quelle-azioni-legali-che-nemmeno-le-riesci-a-contare-se-ti-ci-metti-di-punta -, una virtuosa Cherrydelicious si appresta ad abbandonare i grigi luoghi dove svolge (brillantemente) l'attività di pratica forense (mai visto un tribunale) per andare... (suspence)... in Conservatorio.
Dopo aver ricevuto la consueta chiamata anonima, cui immancabilmente non fa in tempo a rispondere (scoprirà a fine giornata che trattavasi a) della mamma; b) della cameriera; c) di uno scherzo), il nostro promettente giurista di impresa si incammina (adagio) verso la meta sita alla (fantasiosa) Via Conservatorio ripassando i seguenti piani:
PIANO "A"
Eventuale custode: "prego"
CD: "Salve, dovrei andare in segreteria"
EC: "Mi spiace, la segreteria è chiusa, addio."
PIANO "B"
Eventuale custode: "Prego"
CD: "Salve, ho lezione con il maestro Rachmaninov"
EC: "Ha sbagliato conservatorio, qui non c'è nessuno M° Rachmaninov"
PIANO "C"
Eventuale custode: "Prego".
CD (rigida): "PUONCIORNO, IO PIANISTA TETESC TI CERMANIA PER CONZERTO"
EC: "Scusi, ma che conc"
CD (inflessibile): "IO TEFO ESERCITARE ME, PER STASERA, PUONCIORNO".
(Entra adagio)
REALTA'
Una noncurante portiera non si accorge del passaggio (felpato) di Cherrydelicious che accede ai locali senza alcun tipo di difficoltà.
Dopo aver più volte sottolineato a se stessa che:
1) il Conservsatorio Giuseppe Verdi di Milano, è (esteticamente parlando) il bagno dell'autogril della stazione di servizio "Pomigliano Nord" rispetto al conservatorio "San Pietro a Majella" di Napoli (già MaJella con quella sua J ha un nonsocchè di esotico) e
2) "Ma guarda. Verdi non lo ammisero quando fece l'esame di ammissione e poi hanno chiamato il Conservatorio Giuseppe Verdi, grande schiaffo morale, GRANDE SCHIAFFO MORALE, huhuhuhu".
Assorta nei suoi sofismi Cherrydelicious si imbatterà di lì a poco nella bidella più stupida dell'umanità, alla quale racconterà di essersi appena iscritta e di cercare un'aula per studiare prima della lezione; la suddetta bidella recepirà il seguente messaggio: "questa ragazza deve iscriversi, cerca la segreteria".
Superato l'ostacolo-bidella, Cherrydelicious troverà un'aula dove si eserciterà per circa 30 minuti sulla "Patetica" (non lei, la sonata) per la gioia uditiva dei presenti (l'aere), quando farà il suo ingresso un Tale con un cappotto sgualcito e l'aria smarrita:
Tale: "E tu chi sei?"
CD: (indispettita dall'esordio pensa per un attimo di tirare fuori la storia della Pianista Tetesca ma poi no):"io stavo studiando".
Tale: "lo vedo, ma chi è il tuo insegnante?"
CD: "ecco, io in realtà studio la viola"
Tale: "E allora chi è il tuo insegnante di viola?"
CD: "ECCO...IO.... studio a Napoli"
Tale: "e allora che fai a Milano?"
CD: "Chi, io?"
Tale: "..."
CD: "Ecco, diciamo che, in parole povere, si potrebbe affermare che...ecco...il praticante avvocato".
Tale: "Io insegno pianoforte principale qui. Magari iscriviti".
CD (pensierosa): "ok, ci penso"
Tale: "Allora poi fammi sapere"
CD: "certo, ci conti".
Si incontra sempre un sacco di gente strana al Conservatorio
- pensò un Tale-

22 marzo, 2009

Driiiin

Squilla un cellulare. Dopo vari tentativi uno Gnè tra il sorpreso e lo spiritoso-sorpreso, risponde al telefono.
Gnè: "Ohhhhhh, guarda chissisente!"
Cherrydelicious (sorpresa anche lei di sentire finalmente la voce di gnè): "Uè! Come stai? Ma allora si può sapere se vieni o no?"
Gnè: "bene, bene. Non lo so ancora, dovrei venire domani..."
Cherrydelicious:"Sono contenta se mi vieni a trovare..."
Gnè (sorpreso dalle parole che sta per pronunciare): "Beh, anch'io, sai?"
Cherrydelicious (commossa) "allora fammi sapere!"
Gnè: "aspetta, c'è qualcosa che mi suona strano...non ti ho richiamato io...com'è che hai credito sul cellulare? Sei proprio cambiata".
Cherrydelicious:"Ti chiamo domani".

Ti ritrovi dopo due mesi ad avere una vita che non è la tua, che non riconosci. Tuo fratello era sempre nell'altra stanza, anche quando eri a Parigi, o in America, perchè tanto poi tutto torna com'era, e tuo fratello sta lì, nell'altra stanza. Ora vivi in un'altra città (tanto per cambiare), e all'improvviso ti sembra di starci da sempre, perchè sai che non tornerai a casa tra 5 mesi, non più. Tua madre viene a trovarti, viene a "stare da te".
Tu lavori in un grande studio legale, e percepisci uno stipendio, paghi la cameriera, fai la spesa con i tuoi soldi. Esci, giri per i negozi e compri i vestiti giusti (saranno settimane che non indossi un jeans), conosci la gente che ti smbra giusta, vai nei posti che ritieni "giusti", cerchi (faticosamente) di integrarti in una realtà che non è la tua. Fai tutto quello che potresti fare, a volte ti sembra quasi di essere in vacanza. Non è la tua vita, non è la tua routine. Poi ti addentri nella novità, ti accorgi a mano a mano che passi sempre di più le tue giornate a lavorare tra la moquette e outlook, senza pensare a quanto ti manchi il mare, se non quando arriva il fine settimana, e la consapevolezza che se volessi non potresti, ti sbatte in faccia come una porta quando c'è vento. Sei nel pieno della tua nuova routine.
A volte ci pensi. Ti dici si, bello, peccato che ora finisce e me ne torno a casa. Ora mi faccio le valigie, ringrazio questi gentili signori che hanno riposto in me tanta fiducia e me ne vado a casa. Penso come se fosse previsto, come se fosse così: tornare, a un certo punto. Poi qualcosa non quadra. Sei grande, ora.


Postfazione
L'ho espresso con una certa façon "melò" questo concetto, ma non sempre sono così sconvolta dalla cosa.
Sono grande, e allora? A un certo punto è anche l'ora.

Disse, prima di scoppiare in lacrime.

No, non è vero. Che sono scoppiata in lacrime, non che sono grande,


sono pure ingrassata.

27 gennaio, 2009

Cherry e John (Mc Gyver ci fa un baffo)

Ora dell'esame: 9 am.
Alle ore 7 un suono strano. Sembra un allarme: Cherry esce da un palazzo in cui sono entrati dei ladri, lei li vede fuggire da una finestra, mentre l'allarme imperversa. Come mai non arriva nessuno? Decide di rincorrerli, non possono farla franca. L'allarme smette di suonare finalmente, ma ormai Cherry è lanciata in un inseguimento serrato.
Ore 7 e 20, ricomincia a suonare l'allarme, pur avendo superato di corsa da un pezzo il palazzo, svoltato l'angolo si ripete la scena. Qualcosa non quadra. I ladri escono dal palazzo di prima, Cherry li rincorre. La scena si ripete di nuovo.
A un tratto la mamma di Cherry la raggiunge di corsa (non si sa con quale mezzo): ma tu non avevi gli orali stamattina?
Cherry: orali? Ma non vedi che sto rincorr
Mamma: ...
(Allarme: ...)

L'allarme si fa sempre più nitido, ma non è proprio un allarme, somiglia più al suono di una sveglia. In effetti sono le 7 e 30, in effetti si trattava della sveglia. Cherry ha appuntamento con un'amica che per comodità chiameremo John Walker (dal nome dell'inventore accidentale del fiammifero) per le sue geniali trovate che vedremo di qui a poco, alle ore 7 e 45.
Ore 7 e 55. Una smagliante Cherrydelicious, fa il suo ingresso in ascensore. In ciabatte.
Ore 8 e 10. Perimetro percorso, 500 metri. Una smagliante John Walker fa notare che lei aveva ragione sul traffico.
Otre 9 e 15. Cherry entra nel parcheggio dell'Università (munita di scarpe), ma non ci sono posti. Dopo aver costeggiato il campus per 78 minuti, non si perde d'animo, attraversa un marciapiedi con la macchina, infilandosi nel parcheggio docenti, eludendo la sbarra all'ingresso.
Con un savoir faire che solo la nostra protagonista sfoggia nelle occasioni più disparate, eccola che scende dall'autovettura come se quello fosse sempre stato il suo posto, e si avvia con passo deciso in dipartimento. Poi si perde. Poi John trova sapientemente la strada.
Dopo aver sostenuto (e brillantemente superato) gli orali, Cherry prende appuntamento con John, ma al bar sbagliato.
John racconta di aver notato la presenza di certi tagliandini sulle altre auto vicino alla loro, che stavano presumibilmente a dimostrare l'appartenenza delle stesse a veri docenti dell'università. Si scoprirà di lì a poco che si trattava dei tagliandi delle assicurazioni.
Entrate in macchina, si pone un evidente problema logistico: come uscire di lì. Si infilano con naturalezza dietro a un vero docente che aveva il telecomando della sbarra, sventando il pericolo di un arresto in fLagranza e di una figura di merda in fRagranza.
In autostrada, quasi giunte a casa, nei pressi di una curva, accade l'impensabile.
Cherry perde il controllo della vettura in autostrada, e dopo varie piroette, sbatte contro il Guard Rail, ma sempre con eleganza e gusto. E' L'EFFETTO ACQUA PLANNING.
John è immobile, gli occhi fissi nel vuoto. Poi a un tratto si illumina ed ha l'intuizione del secolo.

Cherry (impassibile): beh, facciamo un'inversione a U e rimettiamoci in carreggiata.
John (concitata): ABBANDONIAMO LA MACCHINAAA!

Silenzio.

Cherry: ...
John (fa per scendere dall'autovettura, ma non saprebbe dove andare, quindi resta): SIAMO MORTEEEE!
Cherry:...

Dopo essersi rimesse in carreggiata cambiano argomento come se non fosse accaduto nulla, come se fosse stato un sogno. Si assisterà ai seguenti dialoghi.
John: Stavamo per morire. Insomma come sono andati gli orali?
Cherry: Siamo salve! bene, anche se la domanda non era semplicissima.
John (ridacchiando): Abbiamo avuto un incidente mortale. Vabbè, ti sei tolta un peso.
Cherry (soddisfatta): Ci è mancato poco. Si, infatti, mi sento libera, oggi mi riposo.
John: Ora che siamo in città se sbandi scendo e mi prendo un taxi.
Cherry: Grazie, sei un'amica.
John: Figurati, è il minimo.

19 gennaio, 2009

CV (capitolo primo)

Ebbene carissimi,
dopo la laurea aimè è tempo di redazione nelle più disparate forme del curriculum vitae. Da quello europeo, a quello internazionale, a quello di Sant'Agata dei Goti.
In realtà uno che si è appena laureato non ha che da scrivere che si è laureato. Invece c'è gente che dal nulla crea una storia che manco gli sceneggiatori di Beautiful sui figli illegittimi di Ridge Forrester, cosa alla quale per me ha pensato il mio amico Giovanni (che ringrazio calorosamente, ciao Giovanni!), rielaborando notizie infinitamente semplici in notizie sorprendentemente articolate, e inserendo dati più o meno inutili, ma che “fanno numero”.
Dunque ho pensato di scrivere un bel Cv Modello Giovanni (che fa molto abito modello Giuditta).
(ma poi che nome è Giuditta?)

Cherrydelicious nasce a Napoli, in una soleggiata giornata di luglio (ma potrebbe essere stata anche nuvolosa), svegliando la madre intorno alle otto del mattino. Ha ricevuto dalla genitrice in cambio lo stesso trattamento per circa 24 anni, continuando quest'ultima a svegliarla alle otto del mattino anche la domenica, chiedendole se fosse sveglia.
A tre giorni dalla nascita, viene portata al mare a Positano. I genitori non riterranno utile seguire gli stupidi consigli dei medici, e di conseguenza non riterranno utile lasciarla riposare in una culletta situata strategicamente vicino ad una qualsiasi struttura sanitaria. Può essere che, all'età di 6 giorni, suo padre l'abbia esposta al sole in un canotto dopo averle sommariamente spalmato una protezione 10 mentre lui faceva il bagno, ma questa è leggenda).

FORMAZIONE
Sopravvissuta miracolosamente e non senza difficoltà alla prima infanzia, all’asilo mostra propensione per le lettere, ed impara a leggere e scrivere all’età di 4 anni; tuttavia non riterrà degna di nota la storia della lettura, e si rammaricherà a lungo di non aver mai imparato a colorare nei bordi. All’ultimo anno di asilo capisce che si tratta una questione di pazienza e che se vuole imparare deve colorare più lentamente; così elaborerà un piano, ovvero un’opera di ridefinizione dei bordi modellati sui margini della sua stessa coloratura.
All’ultimo anno di asilo decide di essere matura abbastanza, e non vuole più indossare il grembiulino. Solo sporadicamente indosserà quello con i bottoni davanti, di modo da poterlo togliere con semplicità a suo piacimento.

Alle elementari si guadagnerà la stima della maestra di Italiano che le darà il ruolo di conduttrice e coordinatrice di tutte le recite della classe. Di particolare rilievo, la recita di 4a elementare, in cui le sarà assegnato anche il ruolo di don Chisciotte, e di “Sindaco di un paese”, in cui si distinguerà per la sua performance particolarmente realista (nel ruolo di sindaco in carica) ordinando ai cittadini (che in quel caso erano la platea dei genitori) di fare un pò più di silenzio minacciando, in caso contrario, l'arresto immediato.

Frequenterà le scuole medie del conservatorio, dove convincerà una sua compagna di classe che lei (cherrydelicious) era in realtà Sailor Moon, e che il pomeriggio non aveva possibilità di fare i compiti perché doveva lottare contro le forze del male, e che quindi lei (la compagna) doveva passarglieli. Non potrà fare altrettanto, per ovvie ragioni pratiche, con i compiti di solfeggio e di pianoforte complementare (più che altro ipotizzò che avrebbero notato che a suonare o a solfeggiare non era lei).

Al liceo spicca per le sue doti organizzative, mettendo a punto con un collega della madre, alla sua (della madre) insaputa, un complicato sistema di sms per copiare le versioni in classe. Cercherà di convincere qualcuno anche al liceo di non poter studiare per combattere il male, ma non tutti le crederanno. Comunque non le crederanno coloro i quali sarebbero stati in grado di passarle i compiti.
Il suo professore di inglese del liceo la farà appassionare alle lingue raccontando storie a suo (del professore) dire realmente accadute durante i soggiorni studio passati, di salvataggi di donzelle dalle macerie di una città distrutta dal terremoto, di incontri con Ricky Martin nelle saune, di scampagnate alla ricerca di fragole.
Pur mostrando un certo scetticismo, Cherrydelicious decide di partecipare ai soggiorni studio organizzati dal suddetto prof, per alzare la propria media in Inglese, a dimostrazione di uno spiccato senso pratico. La media scolastica tuttavia passerà in secondo piano in Irlanda dove Cherrydelicious riconoscerà il valore di quell'esperienza, quando Susy, detta Suinky, (compagna di classe di Cherrydelicious), prenderà sul prato del campus una delle cadute più lunghe della storia, prolungando il tentativo di non cadere (e conseguenti mosse) per un tempo sicuramente non inferiore a 2 minuti circa, tramutandosi, in seguito alla caduta, in un Picasso.

Ulteriore esperienza degna di nota con i prof di lingua sarà all’università, quando Cherrydelicious, beffata dalla sorte, si presenterà all'esame di francese sbagliato, scambiando la professoressa di IDONEITA’ FRANCESE (giovane, bionda e paffuta) per la professoressa di LINGUA FRANCESE (modello INPS, dal peso non quantificabile: poteva trattarsi verosimilmente di un fascio di luce), dove Cherrydelicious sosterrà con forza la sua tesi sullo scambio di identità (la quasi-deceduta accanitasi continuerà per 10 minuti a negare di essere un’altra. Il che era anche abbastanza evidente).
Cacciata disastrosamente dall’aula, DOPO ESSERE STATA DALLA SUDDETTA NON-DECEDUTA ACCUSATA, AD ALTA VOCE, DI AVER INVENTATO UNA SCUSA PER RITIRARSI IN QUANTO NON AVEVA LE CAPACITA’DI SOSTENERE LA PROVA, arrivata al motorino, si ricorderà di aver lasciato il casco con le chiavi sotto la sedia, il che le comporterà l’umiliazione di tornare in aula e sentirsi accogliere da un fragoroso “ANCORA LEI? O PER CASO STAVOLTA HA SBAGLIATO AULA?” da parte della non-deceduta.
L’episodio porterà Cherrydelicious direttamente a Parigi, dove vivrà per 5 mesi, solo per tornare all’(INPS) università, e passare l’esame di lingua, cosa che farà il secondo giorno dal suo ritorno, prendendosi la sua piccola ma grande rivincita sulla vetusta nemica.

(…continua)

17 gennaio, 2009

What a waster

Premessa.
Il mio cervello ha una sorta di problema di gestione simultanea dei concetti di droga, crack ed eroina, insieme alle funzioni base del mio stomaco.
Tipo una volta vidi un film con Courtney Love che si faceva di eroina fino allo sfinimento (morte) insieme a un paraplegico, e vomitai tutta la notte. Idem dicasi per il film su Ray Charles, che vidi in America metà sul mio letto, metà accasciata in bagno con Kate che un pò si tratteneva dal ridere, un pò si preoccupava per la mia labile condizione mentale.
Non scherzo.
Da piccola, quando si portava l'eroina più della cocaina, se tornando da scuola vedevo per strada uno particolarmente messo male non mangiavo più tutto il giorno.
In più se vedo, o immagino, l'ago di una siringa le gambe non mi reggono, non so perchè, ma è così.

Conclusioni.
Ho stabilito che il mio uomo ideale è Pete Doherty, il cantante dei Babyshambles. (Nella foto lui è quello con l'aria sveglia, al centro).

Eroinomane perso e convinto.
(Silenzio)
In effetti è un pò come uno che ha paura dei cani, ma c'ha la passione per i Rottweiler. Uguale.
Credo che la molla che scatta in me sia la stessa che è scattata quando la mia dietologa mi disse che ero intollerante al cioccolato: non ho mai mangiato tanto cioccolato nella mia vita, quanto nel periodo immediatamente successivo a quella dichiarazione.
Per un periodo mi innamorai anche del cantante dei Green Day.
(...)

Partiamo dal passato di Pete, quando i momenti di lucidità si aggiravano su una media di valori che va da un 60, a un 80% delle ore in una giornata: dopo una brillante carriera scolastica al college, Doherty è ammesso alla Oxford University al corso di laurea in Letteratura inglese. Dopo il primo anno abbandona Oxford e si trasferisce in un appartamento a Londra con un amico e forma il gruppo The Libertines.
Iniziano i problemi con la droga dai quali cercherà varie volte di liberarsi, ma non c'è verso, a quanto pare. Lo arrestano per possesso di stupefacenti e gli altri membri della band lo allontanano dal gruppo per i suoi problemi di tossicodipendenza (vi vorrei far vedere gli altri membri della band: il bue dice cornuto all'asino).
Forma i Babyshambles, ma poi lo arrestano di nuovo.
In sintesi lo arrestano varie volte, poi lui cerca di disintossicarsi, poi lo riarrestano.

A parte questo piccolo dettaglio lo trovo di un fascino incredibile, adoro il suo atteggiamento di anticonformismo smodato e il suo faire tres radical chic. Adoro come si veste: i suoi cappelli, la cravatta sottile con il nodo un pò allentato, le polo Fred Perry completamente sgualcite, i capelli sempre in disordine.

E mi piacciono quasi tutte le sue canzoni, ovviamente.
Insomma colto, intelligente, non bello (io i belli proprio non riesco a farmeli piacere), incredibilmente chic.

Immaginiamo ora una conversazione tipica tra la sottoscritta e il cantante nell'ambito di una ipotetica convivenza.

Cherry si dirige verso la porta della camera da letto, lì Pete, in preda ad una semi crisi di astinenza.
Cherry: Come ti senti? (iniziando a sbiancare)
Pete la guarda con una certa curiosità, (ma nemmeno troppa, per essere curiosi bisogna essere più o meno capaci di intendere e di volere).
Cherry (a stento trattenendosi dal correre in bagno, ma comunque allontanandosi a passo svelto): Dovresti smetterla con questa roba.
(Inizia a correre)
Arriva Pete reggendosi a stento in piedi.
Pete: Come ti senti?
Cherry: Bene graz(coff coff)ie.
Pete: Ah, meno male... (sviene).

Insomma, questo è il video di una esibizione in un locale di Parigi, circa un mesetto fa, lo trovo irresistibile.
La canzone è una delle mie preferite.


08 gennaio, 2009

Al femminile

Ho pensato di aprire una rubrica, intitolata "al femminile" in cui verranno proposti e risolti una serie di amletici dubbi sul magggico mondo delle donne.
Oggi, miei cari, voglio risolvere uno dei più annosi problemi della storia dell'umanità, rispondere alla domanda che tutti si pongono e a cui nessun uomo sembra trovare risposta.
Scena (vissuta all'incirca 217 volte) al ristorante.
Due ragazze si alzano: "Allora noi andiamo in bagno".
Un commensale (uomo) a caso: "Perchè le ragazze vanno sempre in bagno insieme? Vorrei tanto sapere cosa fanno due ragazze quando vanno insieme in bagno al ristorante."
A questa domanda le due ragazze del caso risponderanno con un risolino complice ed un'espressione eloquente, accompagnata dal classico gesto della mano traducibile in "eeeeeehhhhh, sapessiiiiii!"
Bene bene, caro commensale. Ti aspetti una scena erotica degna di Kim Basinger in nove settimane e mezzo? Ti aspetti di sorprenderle a giocare a ping pong con un set da borsetta? Ti aspetti che si facciano un complicatissimo intervento di manicure?

Fanno pipì (Rumore di foglie al vento in una strada deserta).

E perchè ci mettono tutto quel tempo?
Poichè a fare pipì in due ci si mette il doppio del tempo, allora ci mettono il doppio del tempo. (Risponderebbe argutamente Aristotele, padre della logica).

E perchè ci vanno in due?
Cos'ha in più la doppia pipì che non hanno due singole pipì? Non sarebbe meglio andare da soli e tenersi belli stretti la propria privacy?
In realtà accade che l'altra (quella che non fa pipì) mantiene borsa e giacca della facente pipì. (Rispondo io che non sono nemmeno il pizzo di tunica, quello che si trascina a terra e diventa nero, di Aristotele).

E non si vergognano di fare pipì l'una davanti all'altra?
No. Anzi, è un buon modo per socializzare. Quando si va in due in bagno è fatta, siete amiche.
[Per la verità a me un pò mi si blocca, quindi io non faccio mai pipì. Al massimo mi lavo le mani o sparlo degli altri commensali, e mantengo la giacca e la borsa (rendendomi dunque canonicamente utile)].

Dunque dunque, dopo questa interessantissima digressione su scottanti temi di attualità, che dire?
Le mie feste si sono distinte per una serie di interessanti episodi:
1) La sera di capodanno ho mangiato un pezzo di aglio fortuitamente lasciato tra le patate, che era dello stesso colore e della stessa foggia delle patate, tagliato come una patata, in mezzo ad altre patate. A volte ci ripenso e mi convinco che mi ero impressionata, che in realtà si trattava di una patata. Andata a male, ma una patata.
Invece era un grosso aglio. GROSSO, aglio.
Dopodichè sono inevitabilmente caduta in depressione e ho smesso di parlare.

2) Il giorno dopo ho preso delle tavolette di crusca. Non una, non due, bensì 3 tavolette di "Sollievo", per cui ho passato una buona parte della giornata successiva a correre al bagno ovunque mi trovassi. Sollevandomi dal peso di avere una vita sociale per 2 giorni.
La morale.
E qui la morale è semplice. E' agevole dedurre il principio matematico in base al quale il mio capodanno è sempre la degna conclusione di un anno di merda, anche quando non è stato un anno di merda (ma questo in effetti era stato un anno di merda, è proprio il caso di dirlo).