28 aprile, 2011

L'area del triangolo?

Carissimo dottore,
le scrivo e non è ora di pranzo, ma sono le 16 e 11 minuti di un piovoso pomeriggio di marzo.
Le scrivo ora, so che dovrei fare altro, per dirle che a volte, lo sa, mi sento divisa in due.
Se potessi scegliere tra l'essere - e a volte lo sono - spregiudicata, senza scrupoli, strafottente e beata nella mia dorata visione solipsistica della vita e quella che sono oggi alle 16 ed 11 minuti, che non so quanto duri ma spero poco, credo che opterei per la prima.
Non è solo una sensazione, questa sensazione di mancanza assoluta di significato dell'esistenza, a volte la potrei toccare.
Essere stupidi è il vero segreto, gliel'ho detto come la penso, così alle Cose non ci pensi troppo e finisce lì, ma se nasci con un quoziente troppo basso di stupidità sei destinato a soffrire (a meno che non sia una questione di angolazioni, e allora è stupido chi sembra stupido e che sembrandolo è come se lo fosse e quindi lo è, e la stupida sarei io, nel caso, il che comunque non cambierebbe la sostanza delle cose), insomma, relativismo a parte.
Quello che voglio dire è che - si fermi e rilegga se vado troppo veloce - è che ci sono 50 uomini chiusi in una centrale nucleare dall'altro lato del mondo e se ci penso mi viene da piangere, per questa che poi è una circostanza - a me personalmente - del tutto estranea e però riesce in qualche maniera a pervadermi, ad essere tutto intorno come un mio problema intimo, come un lutto; e magari se qualcuno mi vedesse piangere per questi 50 uomini mentre sono intenta a sbucciare un'arancia a pranzo potrebbe anche pensare "ma questa è totalmente scema?", e avrebbe ragione, dica di no.
Non le dico che vorrei esserci stata io, a Fukushima o comesichiama.
Non so se avrei alzato la mano per dire ok, resto, perchè poi da qui, dove siamo lei ed io, è facile rispondere a qualsiasi domanda (come si si calcola l'area del triangolo? base per altezza diviso due, chi resta nella centrale nucleare di Fukushima a tirare acqua? uhm, ok, io. Visto? Facile).
E vengo al punto: mi chiedevo, invece di fare ciò che dovrei fare o anche altro, come mai questi 50 omini abbiano deciso di restare in mezzo ad uno tsunami di radiazioni per la sopravvivenza del loro paese e un pochino anche della nostra, sa, la mia e la sua, forse no, ma forse sì, potrebbero dipendere dalla quantità di acqua che questi omini fasciati in candide tutine da austronauti riescono a gestire con le loro sole cento mani.
Cento mani e basta, che sostengono me e lei e le emissioni di preference shares, ed il suo divano e i nostri amori, i nostri fallimenti, i viaggi all'estero, i dispiaceri e i ristoranti di sushi che importano alghe dalla madrepatria (e sticazzi, prima o poi moriremo comunque e non credo imputeremo la cosa alle alghe).
Avranno pensato che la loro vita non fosse abbastanza importante, o che dare un senso alla vita abbia più senso della vita in sè, o avranno capito che il fatto che ora sono le 16 e 20, ed io sono qui nel mio ufficio a parlarle di loro mentre dovrei fare altro, in realtà è del tutto irrilevante.