05 maggio, 2009

desain vuic

Cari,
eccomi a voi reduce da una mirabolante settimana del mobile, delle cucine, dei salotti, dei cassetti dell'armadio, dei comodini e dei bidet.
No, perchè c'è una netta differenza tra un comune mortale (n.1) che partecipa, cum gaudio, alla settimana del salone del mobile a Milano, ed un comune mortale (n.2) che vi partecipa, magno cum gaudio, in compagnia di un team di architetti che ospita in casa propria.
Se il comune mortale sub 1 se ne va in giro alle feste, agli aperitivi, alle serate, magari fa un giretto per i negozi (così senza impegno, magari, appunto), il comune mortale sub 2 è costretto a subire interminabili divagazioni di percorso, che condurranno inevitabilmente il povero comune mortale sub 2 al collasso dopo le prime 4 ore (ma anche 5, a seconda della resistenza et alla propensione per il desain). Per brevità di esposizione non mi dilungherò sulle altre caratteristiche del comune mortale sub 2, nè vi dirò a quale categoria appartiene la sottoscritta. Indovinate.
Ma andiamo con ordine.

Giorno 1.
Evento in commento: FESTA DI AD PRESSO LO STORE RALPH LAUREN SITO ALLA VIA MONTENAPOLEONE, MILANO.
Premessa: Il team di architetti (di cui sopra) ben due settimane prima iniziava a decidere cosa indossare al parti di cui all’oggetto. Qualcuno di loro prenderà un aereo apposta per poi ripartire alla volta del natio capoluogo partenopeo la mattina seguente all'alba. Non so se mi spiego: A-PPOST-A! Ma torniamo al party. Età media, anni 60.
Una indaffaratissima Cherrydelicious comunica al team che li raggiungerà dopo il lavoro, in quanto (modestamente) il suo studio è ubicato in prossimità della summenzionata Via Montenapoleone.
Dopo un'estenuante giornata di conti per un recupero crediti il cui valore è ancora ignoto all'intero studio legale in cui Cherrydelicious apporta il proprio indispensabile contributo, si avvia al party in un raffinatissimo tailleur nero con camicetta di seta verde e borsa Chanel. Coco Chanel, sembra aver inventato il marchio apposta per lei. All'ingresso, intravede una tizia sulla 60ina all'incirca, con i capelli viola/verdi/adognimodoagghiaccianti che fatica ad armonizzarsi con l'abbigliamento casual-chic-after-work di CD.
Un lieve mal di testa fa capolino nei pressi della tempia destra (di cherrydelicious, non della tizia, almeno suppongo che la tizia si sentisse bene, ma potrebbe essere anche di no).
Dopo due ore, le lievi pulsazioni della tempia destra cedono il passo alla paralisi facciale. Dopo essersi seduta su tutte le glamourissime poltrone, sedute, divani, letti, cassonetti e cassapanche, di cui la parte maison di Ralph Lauren fosse per l'occasione munita, e dopo essersi appoggiata a qualsivoglia genere di ringhiera o parete, Cherrydelicious intravede da lontano il Cattivo con i suoi occhiali neri molto Andy Warhol / architetto impegnato (impegnato non perché è pieno di impegni, che forse sarebbe più il suo caso), prende il coraggio a due mani e si avvia verso di lui con l’espressione più sofferente di cui sia mai stata capace, per comunicargli che probabilmente sta perdendo la vista (o comunque qualche pezzo dell'apparato facciale) e che deve correre a fare testamento.
Il Cattivo le risponderà un lapidario "DEVO INCONTRARE IL DIRETTORE DI UNA RIVISTA, NON PUOI ASPETTARE DIECI MINUTI PER SENTIRTI MALE?".
Cherrydelicious a quel punto non può che avviarsi languida verso una farmacia, scagliando nei confronti del cattivo, del direttore della rivista e di tutti i presenti alla festa di AD una serie di maledizioni senza perdono. (CHE SPERA ABBIANO COLTO NEL SEGNO).

Giorno 2.
ZONA TORTONA.
Bella la zona Tortona. A mezzanotte. La settimana del Salone. No, davvero. Sembrava il film di Shindler’s list nella scena della ghettizzazione degli ebrei. Solo che qui non si trattava di ebrei, ma di ebbri. Gente completamente rincoglionita (ubriaca) che per attraversare una strada (ripeto meglio: ATTRAVERSARE UNA STRADA), una delle cose più semplici al mondo, forse senza troppo sbilanciarmi azzarderei la PIU’ semplice al mondo, passa su un ponte un’intera ora (1), ammassata su altra gente che spinge e sgomita. Non so se.

Giorno 3.
ZONA TORTONA (PARTE SECONDA)
Una mirabolante Cherrydelicious esce di casa più affascinante del solito (se è possibile): jeans, camicetta e lunga collana di perle, ai piedi un fantastico paio di decoltèe rosse che aveva acquistato il giorno prima in un negozietto nei pressi dello studio dove si riprometteva di ritornare il lunedì seguente. Giunta in prossimità della zona Tortona inizia ad accusare un lieve fastidio ai talloni: immagina che sia il rigetto fisico per la zona, non ci fa caso, Alla luce dell’esperienza del giorno precedente decide di non rivivere l’attraversamento del ponte, e propone un taxi, proposta accolta (sembrava) di buon grado per poi esserle rinfacciato “di aver preso un taxi per attraversare una strada” per il resto dei suoi giorni. Savonarola è l’unico che pur avendo pagato non si è lamentato. (Ringraziamo tutti Savonarola, Tutti: “GRAZIE SAVONAROLA”).
Giunta all’altro capo del ponte le si apre un mondo di avvenimenti, mostre, superstudio, piatti di richard Ginori, Coktails, Alberghi con fantastica rubinetteria d’avanguardia e musica a palla, ristoranti e giardini all’aperto, officine di gommisti trasformati per l’occasione in loft per l’esposizione di oggetti di design e lampade, giochi di luc… ok, la smetto. Insomma bello. Belle anche le scarpe, come si diceva, tuttavia prima di rimanere senza piedi per il resto della vita cherrydelicious abbandonerà le scene con sommo dispiacere del salone del mobile (non idelsalone in senso figurato, dei partecipanti) (al salone).

Giorno 4.
IL SALONE.
Giunta in prossimità del padiglione numero 12 una brillante Cherrydelicious esclama: sembra Ikea!
Da quel momento gli architetti eviteranno di rivolgerle la parola per i successivi giorni, ma senza successo, vista la inimmaginabile vis attrattiva che cherrydelicious esercita sul genere umano tutto.
Qui si distinguerà, tra tutti, Camicia Gialla (che ricorderemo per aver rovinato la sua gialla camicia nel pieno della visita alla triennale, con una macchia di gelato che l’avvistavano dalla luna, come la muraglia cinese), che ha apportato il suo impareggiabile contributo di eccelso architetto al Salone frequentando assiduamente…..(suspence)…..Il bar del circolo della stampa. (Rumore di sterpaglia al vento).


Postilla.
Savonarola’s design week.
Milano (the first time).
Savonarola giunge nella stilosa Milano Mercoledì 22 aprile in occasione della festa di AD, dove oltre a provare la noia più profonda e corrosiva, mangerà la quantità di tartine ever. Ever quello che volete.
Riprenderà un volo per Napoli il giorno dopo, alle sei e trenta. Poi riprenderà un volo per Milano il giorno dopo alle 15 e 30, riprenderà un volo per Napoli due giorni dopo alle 16 e 30, riprenderà un volo per Milano no, scherzo (ma solo sull’ultimo volo).

Milano (the second time).
Giunto a Milano (la seconda volta) il suo bagaglio raggiungerà Linate solo quando lui sarà partito di nuovo per Napoli. Da quel momento inizierà un inseguimento serrato e disperato (da parte del bagaglio). Tale avvincente questione ci terrà tutti attaccati al telefono anche molti giorni dopo la settimana del Salone del mobile, creando un certo feeling tra gli ex partecipanti alla fiera che non potranno fare a meno di chiedere l’uno all’altro, di giorno in giorno: “dove sarà oggi, il bagalio di Savonarola?”. Li vedremo riavvicinarsi (savonarola e il suo bagaglio) solo vari giorni dopo, quando la vita peregrina del nostro eroe sarà giunta al termine, ma soprattutto quando il suo bagaglio tendenzialmente non servirà più a nulla.

Giorno 2.
La dipartita del cattivo (cattivo’s departure).
Il gruppo di giovani e brillanti professionisti si trovava in quel di Brera. Dopo aver discorso a lungo a tavola di filosofia teoretica e dei massimi sistemi...no, forse in effetti non ci crede nessuno. Riproviamo. Dopo aver cenato (e sparlato della conduttrice televisiva che si trovava al tavolo affianco), si apprestava a bere un coctel prima di tornare a casa. Poi qualcuno di loro tornerà. Qualcun altro (il cattivo) se ne andrà non si sa dove in preda a crisi di pura isteria. Qualcuno ancora (Savonarola) tornerà a casa e poi uscirà alla ricerca dell’altro, perdendosi alle 2 di notte nella Milano di design.
Torneranno nei pressi di casa di Cherrydelicious verso le 4 e 30 del mattino seguente. Nessuno di loro saprà riferire con precisione dove fossero stati e soprattutto come fossero riusciti a trovare la strada di casa.
Tutto il resto del tempo è confusione su luoghi e distanze (per la precisione sulla distinzione tra Brera e San Babila).

Ore 1:00 am.
CD: “Dove siete?”
Savonarola: “A Brera”

Ore 2:00 am.
CD: “Dove siete?”
Savonarola: “A Brera”

Ore 2:10 am.
CD: “Dove siete?”
Savonarola: “A San Babila”

Ore 2: 14 am.
CD: “Dove siete?”
Savonarola: “A Brera”

Ore 2: 17 am.
CD: “Dove siete?”
Il cattivo: “Alla stazione, ma non ci siamo ancora incontrati. Mi portate gli occhiali?”.


Giorno 3.
Savonarola giunge alla fiera del Salone, a Rho.
Dopo dieci minuti riprende l’aereo.
(Contestualmente Camicia Gialla pagherà ben 20 Euro per l’ingresso al bar del circolo della stampa).

Savonarola’s arrival (Savonarola giunge in terra lombarda).

(Per i posteri)
Giunto a Milano (senza bagaglio), Savonarola si accinge a prendere l’Autobus.

Il nostro eroe è sulla vettura con i bagagli (evidentemente non suoi).
Laureata 2 fa i biglietti, ad un passo, alla macchinetta. Qualcosa non le quadra, avverte una strana sensazione. Ma non si volta.
Alle sue spalle un’autobus parte alla volta del centro città (sull’autobus Savonarola ed i bagagli).
Successivamente Savonarola ci racconterà di aver disperatamente tentato di fermare il conducente, senza tuttavia riuscirvi.
Rimaneva dunque inerte, in coda alla vettura, in balia del suo destino.
Dove lo condurrà stavolta?


Testimonianze.

Il bagaglio: “E’stato bello tornare a casa, ma il viaggio è stato ricco di emozioni”. “Non so se lo rifarei”.